Fu il 2 marzo scorso, credo, che mia moglie svalvolò
ininterrottamente dalle 20,00 alle 5,00. Stette attaccata al telefono,
terrificata all’idea di perdere la famiglia, che per fortuna a tutt’oggi vive
(rectius sopravvive) a Serramarina, frazione di Bernalda (MT) prospiciente il
lido di Metaponto.
Cos’era successo? Nulla di che a conti fatti, l’invaso del
fiume Bradano, che lambisce Serramarina e sfocia nel golfo di Taranto otto km a
sud, era già oltre il livello di guardia e in quei giorni era prevista una sua
piena naturale, non infrequente in quella zona. Disgraziatamente a traboccare
era anche l’invaso della sovrastante diga, la quale fu scelleratamente aperta…
riversando così nel fiumiciattolo, già prossimo all’esondazione, l’equivalente
del fiume Po. Avete mai provato a svuotare una damigiana di vino in un bicchierino da grappa? Questo
è quanto occorso la notte del 2 marzo a Serramarina e Ginosa Marina,
attestata sulla sponda opposta del Bradano (il fiume traccia il confine
naturale tra Puglia e Basilicata n.d.r.).
Se i miei suoceri e decine di altre famiglie hanno salvato la
pelle lo devono innanzi tutto:
- Al
fattore C;
- Alla
solidarietà tra agricoltori, che spinse i possessori di SUV e Camion a caricare
a bordo anche famiglie non consanguinee;
- Alla
Protezione Civile, che nei primi tempi diede un valido contributo alle ricerche
e agli sfollamenti, salvo poi presentare qualche mese dopo un conto milionario
sul quale preferisco tacere.
Siamo oramai alla terza decade di luglio, il conto dei danni è
pronto da un pezzo e tra case lesionate,
coltivazioni marcite, seminativi arborati compromessi e bestiame da
cortile annegato, a tacere del fango secco che ad ogni pioggia tramuta
Serramarina in un incubo di sabbie mobili, dobbiamo tirare qualche somma.
Il Governo Nazionale, solerte nel risarcire gli agricoltori triveneti
sorpresi da analoga calamità, ha rifiutato qualsiasi intervento straordinario,
sia logistico che economico.
La Protezione Civile ha richiesto alla Regione Basilicata un
compenso commisurabile alla presenza di un campo profughi stile Lampedusa.
La regione Basilicata, non esattamente la più ricca dello
stivale, si è sentita ‘suggerire’ amichevolmente dal caro Tremonti di ‘Aumentare
le tasse’ per ricostruire Serramarina.
Non che noi pugliesi navighiamo nell’oro, sia chiaro, Nichi
Vendola a parlare con Tremonti non ci è andato nemmeno, forse con ragione:
almeno ha risparmiato ticket e carburante!
L’agricoltura del Sud muore, ai politici la cosa non importa,
le borgate agricole non portano molti consensi elettorali e poi perché perdere
tempo in un’attività difficile come l’agricoltura quando si può comodamente
acquistare i prodotti della terra all’estero e a basso costo?
Non è questo il luogo più adatto per approfondire i riflessi
più nefasti della globalizzazione e della terziarizzazione forzata, tuttavia
non posso esimermi dal porre un interrogativo: a parte il bunga bunga e qualche
scandalo finanziario qui in Italia cosa minchia ci è rimasto? D’alema che
inciucia per non permettere a Nichi Vendola di dimostrarsi (e facilmente) un
leader enormemente superiore a lui? Emilio Fede e Lele Mora che stuprano
puttanelle e trans consenzienti? Cisl e
Uil che firmano accordi separati a raffica, proni di fronte al sudicio e lercio
Marchionne?
O preferiamo parlare dei giovani, che poi tanto giovani non
sono più, che col presene andazzo finiranno col pagare per lavorare?
Spesso mi è capitato di sostenere che il fenomeno dell’Editoria
a Pagamento, in questo ambito ininfluente, altri non sia che un riflesso dell’attuale
costume sociale. La separazione anche geografica tra ricchi e poveri, il
suddividere la torta in base al comunitaristissimo principio ‘tutto a te perché
sì e niente a te perché no’, il voler esasperare i conflitti sociali a ogni
costo, consapevoli che tanto gli italiani, biologicamente tonti e pecoroni,
rivoluzioni non ne faranno mai, fa perdere fiducia perfino nei successi di De
Magistris e Pisapia alle scorse amministrative. Il solo fatto che questo
governo privo di numeri e incapace nel corso di tre anni pieni di legislatura
di varare nulla di nulla, al di là di qualche rappezzo strumentale al CPP, si regga ancora a galla, ci
restituisce l’esatta dimensione del problema.
Il popolo del niente governato dal niente.
Per fortuna gli agricoltori di Serramarina e Ginosa non ci
stanno a essere non governati da una cricca di affaristi amorali e goderecci e
così, rispolverando un antico formulario pannelliano, si stanno sottoponendo a
uno sciopero della fame, in modo da
scacciare il silenzio mediatico imposto sulle loro teste da una nota
intelligenza centrale.
Dal Cosmobabbuino va la massima solidarietà a quegli uomini e
quelle donne coraggiosi.
E per tutti noi un’esortazione: cacciamo a calci in culo
questa cricca di sciacalli, torniamo alla democrazia diretta. Per favore
parliamo tra noi, anche con chi ci sta sulle palle. Se uno è cerebralmente
ottuso e vota a destra non possiamo cambiarlo, lo so, ma poiché non possiamo
appenderli tutti a un lampione (non che la cosa mi dispiacerebbe, ma 20 milioni
di lampioni dove li troveremmo?) proviamo a ragionarci… prendendoli con le
buone. Visto mai che i meno contaminati recuperino il libero arbitrio? Magari
potremmo immolare sull’altare della pace Massimo D’alema e trasferirlo
coattivamente nel PDL. Vogliamo provarci?
A casa, Governo cialtrone! Risarcisci le Famiglie di Serramarina
e Ginosa Marina!
EDORZAR
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