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recensione romanzo "Ulthemar La Forgia della Vita"


Ulthemar la Forgia della Vita

di Antonio Lanzetta

isbn 9788897587606

Editore GDS

Pag. 470


Trama: in un universo mutuato da Terry Brooks il nano Steev salva un bambino in una città messa a ferro e fuoco da un’orda di Goblin. Il bimbo sarà affidato alle cure della regina elfa Krysha, che malgrado la nobile ascendenza è in realtà il capo di una temibile compagnia di ventura. Il bambino sarà chiamato Jan e crescerà alto e forte. La vita in questo universo fantastico scorre veloce e in breve Steev, reietto dalla sua gente per via di una sordida congiura di palazzo, troverà in Jan un compagno d’avventure insostituibile. Il giovane guerriero in realtà è un prescelto, l’unico capace d’impugnare una spada magica dai mille poteri che lo rende invulnerabile. Steev dal canto suo, mentre gli eventi bellici volgono al peggio, apprende di essere l’ultimo sopravvissuto della sua gente, nonché anch’egli un prescelto. Il Re Bianco, un’entità spettrale benevola, guida i due amici insieme al giovane scrivano Saemon (figlio rinnegato del re) verso la Forgia della Vita, dove Steev realizzerà una magica armatura e Saemon riceverà uno scettro imperiale, l’unico talismano in grado di sconfiggere il terribile Re Nero, capo degli Arcani e dei Goblin. Lo scontro, a lungo preparato per una settantina di pagine, vedrà il trionfo del  bene su tutta la linea e la fuga dei malvagi al di là del portale spazio-temporale che racchiude il loro universo abbietto.

 

Intreccio: l’ambientazione fantasy è molto classica e i personaggi un po’ stereotipati. Non che Steev somigli molto a Hendel della spada di Shannara, però indubbiamente il nano è sempre corrucciato e l’uomo comune (quasi) sempre preda dei più bassi istinti, mentre gli orchi sono necessariamente cattivi e stupidi e gli elfi (pochissimo presenti, eccettuata la regina Krysha) abili spadaccini e puri di cuore. Siamo di fronte a un corposo romanzo prettamente canonico e rivolto solo ed esclusivamente ai lettori di Tolkien e dintorni, con tutti i pregi e i difetti tipici di questa narrativa. I personaggi centrali di Steev e Jan sono adeguatamente delineati e approfonditi, tutti gli altri semplici comparse, incluso il paurosissimo Saemon e la bella Krysha, Ratto il brigante e tutti gli altri.

 

Stile: Ampolloso e ridondante, come da copione. Il fantasy classico è di per sé verboso e pertanto gli infodump si susseguono di continuo. Le prime centocinquanta pagine sono un po’ noiose, poi finalmente dopo la comparsa del Re Nero il romanzo decolla e per oltre trecento pagine scorre molto bene. L’editing non è stato svolto a regola d’arte e un po’ di refusi e ripetizioni andrebbero limati.

 

Giudizio: Ulthemar è un romanzo sufficiente, ancora acerbo stilisticamente e un po’ scontato nella trama ma complessivamente adeguato al pubblico non giovanissimo verso il quale è rivolto. Lanzetta è un autore che conosco e so che può dare di più, pertanto perdonerò qualche sua incertezza iniziale, invitandolo a continuare a scrivere e magari ad asciugare un pò della sua prosa, fluente sì, ma a volte tronfia.

 

Voto 6 1/2

EDORZAR
Category: My articles | Added by: edorzar (23/Apr/2012)
Views: 8389 | Rating: 3.5/2
Total comments: 1
1 Antonio Lanzetta  
0
Grazie mille per la recensione, Vito! Per me e' una grande soddisfazione essere stato promosso al tuo esame! Questo e' il mio primo romanzo e i tuoi consigli sono perle preziose di cui faro' frutto per migliorare il mio stile!

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