I Senza Tempo di Alessandro Forlani Urania Mondadori Senza Isbn Pag. 160
QUARTA: Chi sono il
dottor commercialista Totali, l'avvocato fallimentare Pantocrati, il notaio
Maggioritariis? E soprattutto, chi è Monostatos il risvegliato? (Questi nomi,
presi a prestito nel 2012, nascondono attività mostruose.) Chi ha assassinato i
bambini di una scuola elementare di provincia, divorandoli? (Le indagini sono
tuttora in corso.) Cosa vogliono gli Archiburoboti, invasori meccanici già in
marcia nel 2024? L'intempestiva risposta arriverà nella spaventosa Italia che
ci aspetta nel 2036, in un romanzo di magistrali nefandezze e originalità
assoluta, vincitore del premio indetto annualmente da "Urania".
TRAMA/SPOILER: un
futuro e un passato non lontani si intrecciano pericolosamente. Ragazzini
iper-tecnologici, cyborg maldestri armati fino ai denti, mostri crudeli e
spietati si avvicendano su una scena desolata e alienante. Un mondo preda
dell'apatia, dell'insofferenza, dell'avidità. Questa la culla che ha generato i
crudeli cannibali "Senza tempo".
Intreccio: si tratta di un romanzo breve e densissimo, dove le
individualità hanno un peso relativo a favore dell'azione e delle
considerazioni del narratore onnisciente. Tra scontri a fuoco, confusi piani di
lotta, scene splatter e omicidi in serie il lettore non ha un minuto di pace.
Un testo non facile, sublimato in poche e ben gestite situazioni a incastro.
Stile: curato all'estremo, astratto, ossessivo, elegante.
Alessandro è uno scrittore di rango e il suo esordio col botto non può certo
identificarsi in una letturina da ombrellone. Malgrado le descrizioni siano
perfette e lascino scarso margine all'interpretazione del lettore, tutto il
romanzo incede a media velocità, come un carro armato. Un testo monolitico,
complesso, oltremodo interessante.
GIUDIZIO: molti
critici hanno stigmatizzato la brevità di questo libro e i notevoli tributi
versati al weird, a scapito dell'hard sf. Ma il weird è parte integrante della
galassia fantascientifica e l'orrore che affiora ogni tre righe arricchisce,
non svilisce il narrato.
Il romanzo si conclude con alcuni racconti introduttivi che
personalmente avrei anteposto, non posposto alla storia principale. Malgrado
questa scelta dell'editore, confermo che tanto la vittoria del Premio Urania
che di quello Kipple non sono casuali: Alessandro scrive ottimamente, il suo
romanzo è una perla nel desolato panorama del fantastico odierno e la relativa
brevità della sua opera è ampiamente compensata dalla densità semantica che
permea l'intero testo.
L'autore pare risentire di influssi connettivisti e ciò
contribuisce a rendere il romanzo appetibile al lettore impegnato, più che a
quello generalista.
Lettura di valore.
EDORZAR
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